martedì 10 settembre 2013

Pinoshit

NO - I giorni dell'arcobaleno
Trama: Pinochet ma dove vai Pinochet ma cosa fai Pinochet la fantasia è solo una regia

Candidato con ogni merito possibile come miglior film straniero agli ultimi oscar, NO è uno di quei film che arrivano da filmografie a cui non sei abituato e che ti sbattono in faccia che SÌ, vedi davvero troppe cazzate durante l'anno e che   la devi smettere di pensare che i bei film, i gran bei film, possano arrivare solo dall'America, al limite dall'Inghilterra. Oddio, non che tu non lo sappia igà, ma insomma, tendi a negarlo a te stesso e alla fine la pigrizia geografica prende il sopravvento e di
- "Ehy, stasera ci vediamo un film cileno che parla di quando nel 1988 Pinochet ha perso il referendum riassumibile con "SI Pinochet / NO Pinochet?" 
- Mmmhacchebello, che interessante, che storico, vediamolo domani però, perché invece stasera non ci vediamo il film con Mark Whalber e The Rock culturisti… dai stasera culturismo domani cultura.."
Ecco va più o meno così 360 sere l'anno, e"domani" non arriva mai.
Però poi in una di quelle cinque sere che ti ci metti, ecco che arriva NO, uno dei migliori film di questo 2013.
La grana del film, grossa, sporca, anni 70, low, tanto che potrebbe essere stato girato con cineprese d'epoca per quanto ne sappiamo, è la scelta in assoluto più azzeccata: i video d'archivio si fondono visivamente con il resto del girato e una storia che poteva essere trattata con pietismo e aulicità  - si parla pur sempre della dittatura di Pinochet con i suoi generali e relativi golpe e relative colpe - assume una forma documentaristica perfetta per il passo del film. Il regista non è nuovo a questo tipo di cinema intimo, a tratti grezzo, il suo precedente lavoro, Toni Manero, era della stessa fattura, e personalmente avevo fatto una fatica terribile ad arrivare alla fine (si vede che era una di quelle 360 sere), in NO invece questo tipo di stile diventa indispensabile per inquadrare un momento e un movimento storico.
Perché la Storia è la protagonista, anche se filtrata attraverso l'occhio del pubblicitario - una sorta di Don Draper cileno con il fascino di Gael Garcia Bernal - occupato quasi controvoglia (non è certo un attivista politico, il ragazzo, anzi, è uno di quelli che si potrebbero definire democristiani "finché nessuno tocca il mio orticello, io non mi lamento") nel creare la campagna pubblicitaria per il NO; campagna che più difficile non poteva essere: 15 minuti al giorno di trasmissione televisiva per distruggere 20 anni di omicidi, soprusi, dittatura, 15 minuti che potevano essere giocati tutti con pesantissime testimonianze di lutti, disperazioni, terrore e terrorismo e che invece furono impiegati così:
Coi mimi, che si sa che Cile e Mimo sono proprio sinonimi.
Vi ricorda qualcosa?
Capito? Uno spot e un jingle, contro una dittatura omicida durata quindici anni.
E qui sta il colpo di genio dondraperesco: stiamo parlando di pubblicità, di vendere un "prodotto", in questo caso un'idea, e le leggi del marketing valgono per ogni diamine di prodotto esistente, comprese le idee: nessuno vuole vedere la gente piangere, la gente vuole l'allegria, sembra una cazzotta vero? E invece non lo è mai. Non lo è quando poi l'opposizione è costretta ad inseguire quell'idea, sfruttandola e automaticamente, nel bieco e sbilenco tentativo di smontarla, avvalorarla, renderla ancora più grande:
Un film bellissimo, che come i migliori film che sanno di Storia insegnano (non so perché ma mi viene in mente La meglio gioventù), ci fa conoscere un uomo per rappresentare un popolo, narra un fatto per intendere un intero periodo, si focalizza sul particolare per raccontare il generale.
E il protagonista è davvero un carattere ben scritto e congegnato: affronta una consegna così importante con lo stesso passo con cui affronterebbe la pubblicità di un dentifricio, eppure, se le sue idee avranno successo, il risultato sarà una Democrazia e non dei denti che sanno di menta.
C'è poi un particolare che magari ho visto solo io, uno di quei particolari che piacerebbero ad Amelie come gli insetti che passano su un muro dietro a due attori che si baciano: nella scena finale, durante gli scontri di strada in cui Gael viene suo malgrado coinvolto, mentre gli infranti dell'esercito colpiscono la folla in un ultimo tentativo di repressione, un arcobaleno si forma nel riverbero dell'acqua. Io l'ho visto:
e stento a credere che sia un effetto coscientemente voluto, come stento a credere che in sede di montaggio non se ne siano accorti, e voglio credere che un caso fortuito abbia potuto regalare ad un film già splendido un ulteriore spinta casuale verso la Bellezza.
Sono aperte le riflessioni infinite sul valore o non valore delle manifestazioni, degli scontri, del fatto che caduto un Pinochet se ne fanno altri due, magari non in Cile, e magari non dopo pochi anni (qualcuno ha detto Dux/Berlusca?) ma in un altro Paese, fors'anche una delle due Coree. 
E - appnto personale - curare il proprio orto è davvero una pratica così disumana?
Nella dittatura di C&B di questo blog sito i commenti sono aperti e non filtrati, vorrei sentire la vostra.
Intanto io posso continuare per tutto il resto della recensione a dire cose del tipo:
- L'hai visto no?
- Sì
- Sì l'hai visto o no?
- NO sì l'ho visto
- No non l'hai visto?
- Sì l'ho visto No
- Sì quindi l'hai visto No…
- Sì No
- No?
- Sì
Posso?
☐ SI  NO
CIebbììì l'alegriaa ya vieneeee

1 commento:

  1. Sarà che dall'inizio sai già come va a finire, sarà che per tutto il film non ho fatto altro che pensare che bastano un jingle e un sorriso a 32 perfettamente-allineati-perfettamente-sbiancati denti per manipolarmi la volontà, sarà che di questi tempi la democrazia è quel prodotto che cercano di venderti a suon di droni, sarà tutto questo ma quando alla fine hanno vinto i No avevo la stessa espressione del protagonista: per nulla impressionata.
    Mi è piaciuta molto la scelta di integrare i video d'archivio al resto del girato come mi è piaciuto vedere i protagonisti degli spot invecchiati. Tuttavia, ho trovato la narrazione superficiale. La prospettiva è esattamente quella di Renee (che non ha nessuna evoluzione nel corso della vicenda) e non va oltre il proprio orto. Poca emozione.
    Mi è sembrato un film di storia, dove di storia, del Cile e del protagonista, ce n'è pochina, non abbastanza per inquadrare veramente il contesto o la portata effettiva del marketing del No.
    Non è un film sull'allegria e il pacifismo contro la violenza e il terrore, sulla sconfitta di una dittatura, su una vicenda storica drammatica dal messaggio positivo e propositivo. Il messaggio che ho ricevuto io è, anzi, deprimente: la politica è un prodotto ed è inutile fare appello all'intelligenza delle persone. Come spunto di riflessione sul presente era perfetto, ma è stato poco sfruttato.
    Insomma, per me ben fatto, ma non bellissimo, sebbene avesse le premesse per esserlo.

    Sempre Sì alla dittatura C&B

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