venerdì 8 febbraio 2013

Viscido di casa

Good Neighbors
Trama: Le regole del buon viscidato

Quando uno dice "black comedy" dovrebbe pensare proprio a Good Neighbors (buon vicinato) e non certo a questo, e se vogliamo neanche a questo.
E dire che io dalla locandina avevo sempre pensato che fosse un innoquo Mommy Thriller, neanche un Teen Mommy Thriller, una cosa del tipo Uno sconosciuto alla Porta reloaded, tipo sai: coppia vive insieme, arriva uno strano taciturno timidino (Baruchel, che come sappiamo fa parte del Virgin Pack) e poi si scopre che è tipo pazzo-barra-assassino-barra-pazzo assassino. Infatti l'ho tenuto in attesa per almeno due anni...
E invece niente di tutto questo, i "buoni vicini" del titolo sono tutti e tre i protagonisti, ognuno a casa sua, e ognuno con i suoi meccanismi assurdi, che si vanno ad incastrare con quelli degli altri, pianerottolo sopra pianerottolo. E nel loro strano triangolo si immettono altre vicine di casa, padroni di casa, serial killer e molti gatti. Infatti se c'è una cosa per cui ho ENORMEMENTE apprezzato il film è l'aver saputo riportare su carta celluloide il rapporto "figliare" che si instaura tra gatti (e intendo proprio gatti, non cani o altri animali domestici, gatti e basta) e i loro "genitori" (non oserei mai definirli "padroni"). Buttarsi per terra a fare testa-testa col proprio gatto è lo sport preferito di ogni genitore di figlio peloso con coda, strillare il proprio gatto dopo che ha fatto la pipì dove non doveva e "ammosciarsi" quando quello ti guarda con fare indifferente è la regola quotidiana, non fare cose perché è meglio rimanersene a casa con il proprio gatto è uno stile di vita. E nel film queste scene ci sono (oltre a tre gatti bellissimi e attori sopraffini!), e l'elemento gatto, oltre ad essere importante ai fini della storia, è anche una sorta di scelta stilistica: scene sornione si alternano con balzi felini e comportamenti incomprensibili. Un film gatto. Bello. I sentimenti nel film è attutita, la storia è scandita dalle stagioni che passano, una regia molto personale (è lo stesso di The Trotsky, sempre con Baruchel) e dei colpi di scena - almeno due - davvero... colpi!

1 commento:

  1. Grazie per la preziosa segnalazione, da condividere esclusivamente con chi conosce l'esperienza del sentimento totalizzante per antonomasia.

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