sabato 19 gennaio 2013

TOFU&BROCCOLI • CASTAWAY ON THE MOON

Castaway on the Moon
Trama: Message in a bottle

Film coreano del 2009, trionfatore al Far East Film Festival (altrimenti detto FEFF) di Udine nel 2010. Lo vidi la prima volta un paio di anni fa, mi pare, e avrei voluto scrivere subito una rece per Tofu&Broccoli, poi ho rimandato, rimandato, rimandato, finché la faccenda non è caduta nel dimenticatoio (tanto C&B non ne sapeva niente).
Rai 4 lo ha trasmesso in prima visione (doppiato) una settimana fa e oggi di nuovo. L’ho rivisto, dopo averlo consigliato a cani e porci, e l’ho trovato ancora una volta delizioso, originale e divertente.
In breve, uno spiantato perde il lavoro e la ragazza e decide di farla finita buttandosi nel fiume Han, che scorre attraverso Seoul. Non muore ma si ritrova su un isolotto al centro del fiume, disabitato e non collegato alla terraferma. L’iniziale disperazione si trasforma in sollievo, e l’uomo comincia una nuova vita in cui sembra cavarsela benissimo. In città intanto una ragazza vive tappata nella sua camera, non uscendo mai se non per andare in bagno. Le sue uniche attività sono crearsi un’identità fasulla online, ovvero la vita ideale da lei sognata, e fotografare la luna con un teleobiettivo da professionisti. Proprio grazie al teleobiettivo la ragazza scopre il naufrago e inizia con lui una corrispondenza epistolare fatta di messaggi in bottiglia e scritte sulla sabbia. Finché un giorno… 
La trama non ha ovviamente nulla di originale, prendete il Castaway di Tom Hanks, rendetelo una commedia e ambientatelo a Seoul e il gioco è fatto, quello che c’è di originale nel film è la tematica degli hikikomori e le mille invenzioni narrative (e non), divertenti e sorprendenti nella loro semplicità. 
Ah già, cos’è un hikikomori. Tale astrusa parola giapponese denota un fenomeno tristemente diffuso nei paesi più ricchi e sviluppati dell’Asia, cioè il “tapparsi in camera” (il significato letterale è più o meno questo) abolendo del tutto i rapporti con l’esterno, che si tratti di altre persone, attività o cose di qualunque tipo. Gli hikikomori vivono chiusi a chiave, non lavorano, non parlano con nessuno, comunicano tramite internet e mangiano quello che i genitori lasciano davanti alla porta. 
Nel film la ragazza è un’evidente hikikomori, ma anche il protagonista, man mano che la storia va avanti, impara a crogiolarsi nella sua solitudine e rifugge qualsiasi possibile scambio con altri individui. 
La tematica è quanto mai attuale, visto che tale fenomeno è nato in Giappone  (e te pareva) negli anni Ottanta e adesso è arrivato anche in Europa e Stati Uniti. 
Alzi la mano chi di noi, internettari incalliti, bibliofili, fumettari e nerd a vari livelli, non ha mai segretamente (o sfacciatamente) desiderato di vivere per sempre tra letto e computer, segregato in casa e interagendo solo per via telematica. Cioè, in realtà non si tratta di desiderarlo, mentre lo scrivevo mi sono resa conto che la maggior parte di noi già vive così per buona parte della giornata o della settimana (C&B per esempio ne va fiero, bandiera dell’hikikomori pride :D) e il passo da qui ad autoescludersi dalla società è più breve di quanto si possa immaginare.


Vabbè, tutto questo pippardone per dire che il film cattura l’attenzione in più di un passaggio, da quando la ragazza va a dormire chiudendosi nell’armadio  a quando risponde alle domande della madre via sms.  La riflessione di fondo, sotto la facciata divertente della commedia, è più profonda e inquietante di molti film “seri” o presunti tali. La società moderna fa paura, è molto più semplice tapparsi in casa alienandosi da tutto il resto. Oppure ritirarsi a vivere su un isolotto davanti ai grattacieli, coltivando la terra e riscoprendo il lavoro fisico e il dover sopravvivere. I due protagonisti hanno molto in comune tra loro e con noi spettatori, fanno tenerezza proprio per questo. 
Ma il film è anche molto altro, da una casetta fatta con una barca-cigno, a un campo di granturco improvvisato, da robottini messi in ascensore per depistare l’attenzione alla città che due volte l’anno diventa paesaggio desertico lunare.
Castaway on the moon non è un kolossal ma è un film ricco, di idee, di spunti, di risvolti e di riflessioni. Visione consigliatissima a TUTTI!
Sono occidentalista, perché mai dovrei vedere questo film assurdo? Perché anche tu, sottosotto, sei un hikikomori, di' la verità!!!

1 commento:

  1. Sono d'accordo con la recensione.
    Un film bellissimo.

    :-)

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