lunedì 16 aprile 2012

BLOODIAZ HELL

DIAZ - Don't clean up this blood
Trama: Never Clean Up That Blood.

Molti - tutti - i cineblogger o i blogger o i critici in generale, ma anche gli amici che sono già andati a vederlo, vi diranno che DIAZ è un film oscuro, un film necessario, un film crudo, un viaggio infernale (e reale) nella violenza di quel 2001 genovese.
In definitiva ripeteranno quello che le tre righe che campeggiano sopra il titolo in locandina già dicono con concisa chiarezza: "La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale".
Tutti loro (Amnesty International, Vicari, i critici, i cineblogger, i blogger, gli amici che l'hanno già visto) dicono il vero. 
DIAZ è un film incredibilmente bello, incredibilmente pesante, scarno di tutte quelle fastidiose sicurezze a cui ci ha abituato il cinema italiano (anche quello di denuncia): l'attore famoso in quanto attore famoso che interpreta più o meno bene "qualcuno" (l'ultimo esempio in ordine di tempo è Romanzo di una strage) e una rappresentazione quanto più di parte si possa scrivere (ma senza dimenticare di regalare anche un po' di "umanità" alla controparte (controparte politica, controparte umana, controparte sentimentale) ed ecco pronto il film degno di essere chiamato "film serio"; per intenderci, di questi "film seri" ne escono una decina l'anno, che fanno da contraltare alle circa 150 film commedie all'itagliana che riempiono le sale ogni settimana.
DIAZ, invece, driblla - attenzione, NON con furbizia, ma proprio con lucida volontà - i facili stilemi del cinema italiano d'impegno sociale.
Sì, gli attori del "nuovo cinema italiano" ci sono, Germano e Santamaria, ma NON sono "Germano" e "Santamaria". Aiutati anche da un cast internazionale sconosciuto e perfetto, fanno quello che ogni attore dovrebbe fare, essere qualcun'altro, non il proprio cognome.
Non mi va di parlare del perché io sia arrivato alla fine del film con la nausea e le lacrime - non è una cosa incredibile, anzi, preparatevi perché succederà anche a voi (o vi è già successo). Non mi va di parlare del fatto che DIAZ mi abbia fatto vergognare del mio essere così svogliato riguardo alla politica, alla socialità, al mio rapporto con l'"altro". Non mi va di fare una disanima sanguigna e riot della figura del poliziotto o più in generale dello Stato (e dei suoi tanti Crimini impuniti) perché, come appena detto, sono così maleducato nella mia Educazione Civica, che mi vergognerei, direi frasi fatte, sentite da chi a Genova ci è stato davvero. Io non c'ero a Genova, ma ricordo che spedii una mail ad una ex-ragazza che non mi parlava più (a ragione) solo perché sapevo che sarebbe partita per Genova il giorno dopo (questo mi ha fatto pensare che era una cronaca di una morte e di un massacro e di una follia annuciati, visto che aveva colpito così tanto anche me, così distratto, la pantomima mediatica che era stata montata nei giorni precedenti al G8. Non sono io quello che può parlare di ciò che racconta DIAZ, ma forse posso parlare di come lo racconta.
DIAZ è una schiaffo in faccia, violento e impudico, coraggioso e necessario, a chi crede che in Italia non si possa fare Cinema. Il Cinema in Italia si può fare. Non è vero che solo perché le commedie con i grossi titoli in rosso le vanno a vedere tutti allora i Film fatti bene non se li incula nessuno e quindi che li facciamo a fare che saranno un bagno di sangue - e DIAZ va oltre il "fatto bene", DIAZ è uno dei migliori film italiani degli ultimi dieci anni, e non solo perché racconta una pagina di storia recente scritta col sangue e firmata in calce con il timbro della Polizia, il corpo statale preposto per PROTEGGERCI, che invece nel film assume una dimensione quasi fantascientifica, milizie armate e senza volto, come se i caschi fossero elmetti spaziali che celano il viso sconvolto dalla violenza senza volto.
Ci sono scene in DIAZ che pareggiano i conti con tutto il Cinema di Genere (horror, fantascientifico) che non è stato più fatto in Italia dagli anni Settanta ad oggi. Sono scene horror. Sono scene fantascientifiche. Il fatto che siano praticamente documentaristiche è ancora più atroce.
DIAZ dimostra che un Film è un Film; Italiano, Francese, Americano, Bulgaro, non conta.
Andate a vedere DIAZ perché oltre a quanto vi hanno già detto tutti i critici, i cineblogger, i blogger o gli amici che l'hanno già visto, e io, e cioè che racconta in maniera oscura e orrorifica una notte in cui vennero meno i concetti fondamentali di Giustizia, no, è più esatto dire il concetto di Umanità, è anche un Film imperdibile per quello che può (o potrebbe... e purtroppo non sarà) rappresentare per il Cinema Italiano: la dimostrazione che anche qui possiamo fare Cinema.
Io ora metto lo special che fece Lucarelli.

PS: inizio a linkare amici/blogger/persone che parlano del film, e che in alcuni casi c'erano a genova e  che quindi possono dire di certo più sensate delle mie che non c'ero.
QUI, Lucio Villani.

2 commenti:

  1. Aspettavo la recensione, sapevo che sarei stata concorde :)

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  2. ho letto la recensione l'altra notte, verso l'1. per colpa tua e di Lucarelli sono andato a dormire alle 4.30. e dovevo alzarmi alle 8.. e c'avevo un porco addosso.

    LazyDog

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